RETROSPETTIVA OMAGGIO A MARIO SIRONI

RETROSPETTIVA OMAGGIO A MARIO SIRONI

ARTE FORLI’-CESENA CONTEMPORANEA

DEDICA UNA GRANDE RETROSPETTIVA OMAGGIO A MARIO SIRONI

 

Una mostra esclusiva degna di una cornice altrettanto prestigiosa. Per inaugurare al meglio il rapporto con Cesena Fiera, che da quest’anno accoglierà nei rinnovati spazi del quartiere espositivo di Pievesestina la rassegna “Arte Forlì-Cesena Contemporanea”, Romagna Fiere ha voluto regalare agli appassionati d’arte e all’intera comunità cesenate, un grande evento culturale.

 

La 21ª edizione sarà nobilitata da una mostra museale di assoluto valore e spessore artistico dedicata a Mario Sironi, artista sassarese capostipite del Novecento italiano, dell’Illustrazione e della Grande Decorazione. Reca, infatti, il titolo “Mario Sironi – Retrospettiva Omaggio, l’esposizione che si potrà ammirare da venerdì 27 a lunedì 30 ottobre all’interno degli spazi di Cesena Fiera e che è stata già proposta come evento anticipatore di “Arte Forlì-Cesena Contemporanea” nella cornice della Galleria Comunale d’Arte di Palazzo del Ridotto, riscuotendo dal 16 settembre sino alla chiusura di domenica 22 ottobre, un notevole successo di pubblico (oltre 3.000 visitatori) e l’apprezzamento di critica e istituzioni.

 

Le opere di Mario Sironi proposte nell’evento curato in collaborazione con Galleria Cinquantasei Bologna e Comune di Cesena, hanno siglato un “patto nel segno della cultura” che unisce pubblico e privato, fiera e centro storico, esperti fruitori dell’arte e semplici appassionati che vogliono avvicinarsi a questo mondo e ai suoi massimi esponenti del Novecento. Per questo l’evento collaterale che animerà ora “Arte Forlì-Cesena Contemporanea” non è da leggersi come una riproposizione di quanto andato già “in mostra” nelle scorse settimane, ma come lo sviluppo di un percorso in una linea logica consequenziale che vedrà Galleria Cinquantasei portare a Cesena Fiera ulteriori opere del Maestro sassarese precedentemente non esposte.

Si passerà, infatti, dalle 50 che hanno contraddistinto la retrospettiva della Galleria d’arte di Palazzo del Ridotto, alle 80 datate dal 1900 al 1960, che si potranno ammirare nei quattro giorni d’apertura della rassegna fieristica.

 

L’evento ospiterà opere provenienti dalla collezione di Andrea Sironi-Straußwald, dalla collezione della Galleria Cinquantasei, di alcuni collezionisti privati e sarà suddivisa in tre sezioni:

 

- Pittura, opere dagli inizi del secolo al 1958

- Illustrazione, opere dal 1915 al 1925

- Grande Decorazione, opere dal 1934 al 1938

 

La mostra e il catalogo - acquistabile al prezzo di 25 euro - proporranno al pubblico un’appassionante lettura del lavoro di questo straordinario artista italiano, protagonista della storia dell’arte europea del secolo scorso.

 

Fra le opere presentate si possono ammirare:

 

  1. Ballerina, 1914-15, tempera e matita grassa su carta, cm 30x27,6 – Opera molto importante perché una delle poche realizzate dal maestro nel periodo Futurista

  2. Paesaggio, 1899-1900 ca, olio su carta, cm 30x35 - È un’opera molto particolare in quanto fu dipinta da Sironi all’età di circa 15 anni. Ne fu persa traccia intorno agli anni Quaranta, si suppone più precisamente nel 1944. È stata acquistata da Galleria Cinquantasei presso un antiquario di Rothenburg ob der Tauber (Germania).

  3. Composizione murale, sd 1935-36, tempera, gesso e inchiostro su carta applicata su tela, cm 67x118

  4. Composizione, 1959 ca, olio su tela, cm 80x60

  5. Studio per vetrata, 1931-32 ca, tempera e inchiostro su carta, cm 33x18,3 - L'opera è da collocare fra gli studi per la vetrata "La carta del lavoro", eseguita nel 1931-32 su cartoni dell'artista, per lo scalone del Ministero delle Corporazioni, oggi Ministero dell'Industria e del Commercio, Roma.

  6. Madre con bambino, sd 1936-37, tecnica mista su carta da spolvero applicata su tela, cm 342x182,5 - Cartone per il mosaico “L’Italia corporativa".

  7. Figura femminile con libro e moschetto, sd 1936-38, tempera su carta da spolvero applicata su tela, cm 262x182 - Grande studio per la figura femminile con libro e moschetto dell’affresco “Dux” nel Sacrario della Casa Madre dei Mutilati di guerra a Roma, del 1936-1938.

  8. Figura femminile e architettura, 1925 ca, matita grassa, matita e tempera su carta, cm 25x22

  9. L'Italia e i ladroni, 1922, inchiostro su cartoncino applicato su tela, cm 22,3x24

  10. Dottor Faust, 1942, tempera e matita su carta applicata su tela, cm 44,3x87 - Studio per scenografia, probabilmente per “Dottor Faust” di F. Busoni, al Maggio Musicale Fiorentino del 1942.

  11. Venezia. L'Italia e gli studi, 1935-36 ca, tempera su carta applicata su tela, cm 27x53 - Bozzetto preparatorio per la pittura murale eseguita da Mario Sironi nel 1936 nell’Aula Magna di Ca’ Foscari a Venezia, ex Istituto Superiore di Economia.

 

L’Artista

 

"La sua è stata un’arte difficile, poco compiacente. Un’arte che crea nello spettatore turbamenti ed interrogativi. Un’arte familiare vicina solo a chi cerca la verità della storia dell’uomo, del suo destino, della caducità di quanto lo circonda, della fatica del vivere” (Romana Sironi).

 

"Per me la sua pittura è una lezione di tragedia e non c’è pittore che valga i suoi quadri" (Gianni Rodari).

 

"Mario Sironi è stato un grandissimo artista che ha saputo mostrare la forza di una nazione in forma drammatica e intensa. Un testimone alto e inquieto della sua epoca, l’ultimo pittore aulico che rappresentò la crescita dell’Italia nella sua dimensione monumentale. Quando vide crollare il mondo in cui credette, nella fase finale della sua vita e della sua tragedia umana, fu il punto nevralgico più intenso, drammatico e autentico che il Novecento abbia espresso del dissidio tra Fascismo e Non Fascismo" (Vittorio Sgarbi).

 

"Il genio è nell’anima" (Mario Sironi).

 

Mario Sironi nasce nel 1885 a Sassari, città che lascerà all’età di un anno con la famiglia per trasferirsi a Roma. Durante l’università abbandona gli studi per dedicarsi esclusivamente alla pittura con un’impostazione di tipo divisionista.

Frequenta la Scuola Libera del Nudo in via di Ripetta, annessa all’Accademia di Belle Arti. È qui che conosce Umberto Boccioni, Gino Severini e Giacomo Balla.

Nel 1908-1910 Sironi matura un divisionismo simile a quello di Balla, ma più largo e denso, che riprende l’esempio di Cézanne e del postimpressionismo, in particolare di Pissarro.

Nel 1909 nasce il Futurismo e, pur non essendo uno dei firmatari del Manifesto al pari di Marinetti, Boccioni, Carrà, Russolo e Severini, l'artista si allinea a questa tematica con i quadri "Il ciclista" e "La ballerina". Tra il 1913 e il 1914 Marinetti lo inserisce nel direttivo dei Futuristi al posto di Soffici. Abbraccia anche le tematiche metafisiche con "La lampada" e "Il cavallo bianco". Anche i "Paesaggi urbani" si possono ascrivere a questo periodo, anche se si possono aggiungere ad un realismo di marca europea con la trattazione dei temi sociali, costante della sua opera.
 

Il 26 marzo 1923 nasce il Movimento Novecento Italiano ideato e promosso da Margherita Sarfatti, la prima mostra si tenne presso la Galleria Pesaro a Milano inaugurata da Benito Mussolini. Tra i protagonisti, proprio Sironi, oltre che Bucci, Dudreville, Funi, Malerba, Marussig e Oppi. Il Gruppo del Novecento organizza due importanti mostre nel 1923 e nel 1926, alle quali partecipano, tra gli altri, Carrà, Salietti, il reggiano Giovanni Costetti, Arturo e Alberto Martini, Achille Lega, Giorgio Morandi, Ottone Rosai, Gino Severini, Adolfo Wildt, Ardengo Soffici e Mario Tozzi.

Nel 1932 pubblica il celebre articolo Pittura murale su Il Popolo d’Italia, scritto fondamentale nel quale Sironi affronta per primo e con grande autorevolezza la questione della necessità storica e sociale della pittura murale. Nello stesso anno fu l’artista più impegnato per la realizzazione della Mostra della Rivoluzione Fascista che si tenne al Palazzo delle Esposizioni di Roma. 

Nel 1933 Sironi è chiamato a far parte del direttorio della V Triennale Internazionale dell’Architettura e delle Arti Decorative di Milano insieme a Carlo Alberto Felice, Giovanni Muzio e Gio Ponti.

Suo il “Manifesto contro tutti i ritorni in pittura”, ma il richiamo all’ordine di Sironi si manifesta in maniera differente rispetto a quella che gli altri artisti portano avanti negli stessi anni: è più tenebroso e cupo e dunque sarà impossibile scorgere nelle sue tele quelle vedute chiare e cristalline, tipiche del grande Quattrocento italiano, che gli altri novecentisti invece promuovono nei loro lavori. Al contrario della maggior parte degli artisti del Novecento, per lui la stilizzazione non divenne mai cliché e, sino all'ultimo, seppe trovare nuove forme espressive per la propria ricerca.
Dall'inizio degli anni trenta gli interessi artistici di Sironi si moltiplicarono, spaziando dalla grafica alla scenografia, dall’architettura alla pittura murale (Il Lavoro, 1933, per la quinta Triennale di Milano), dal mosaico all’affresco. La sua attività apparve sempre più finalizzata alla realizzazione di opere monumentali e celebrative del regime fascista, che si nutrono del recupero della tradizione aulica dell’arte italiana.

 

Tornò nel 1940 alla pittura da cavalletto, in una ricerca che dalla densa corposità e plasticità delle opere precedenti sfociò nelle “Montagne” e in tele a composizione multipla, con risultati affini all’astrattismo.
Nel dopoguerra la pittura di Sironi si fece cupa e drammatica, abbandonando il carattere monumentale e di grande eloquenza a favore di una diversa e più dimessa concezione spaziale, resa su tele di piccole dimensioni.
 

Morì a Milano il 13 agosto 1961.

 

Sandro Pertini, allora vicepresidente della Camera, scrisse alla vedova: «Per me è uno dei maggiori artisti della nostra epoca, e la sua arte vivrà». Ma intanto Sironi era morto in un isolamento politico-culturale determinato da una faziosità irriducibile.

L’anno seguente, nel 1962, venne allestita un’ampia e rigorosa retrospettiva a Venezia, alla XXXI Biennale. Da allora le mostre museali sia in Italia che all’estero e i volumi dedicati all’opera del maestro sono state innumerevoli. Si rese necessaria, però, la grande mostra a Parigi al Centro Pompidou, nel 1980, sui Realismi Europei tra il 1919 e il 1939 per riabilitarlo pienamente agli occhi della critica internazionale come uno dei maestri più originali e rappresentativi del secolo scorso, che in modi diversi seppe dare vita a forme altamente suggestive costruendo quel linguaggio figurativo grandioso e tragico, attraverso il quale accompagnò e interpretò le vicende storiche sociali e culturali del nostro Paese.

 

INFORMAZIONI:

Cesena Fiera – via Dismano 3845, Pievesestina Cesena

ORARIO DI APERTURA: venerdì 17 - 19.30; sabato e domenica 10 - 19.30; lunedì 10 -13

COSTO INGRESSO: biglietto intero 10 euro; biglietto ridotto 6 euro (over 65, militari, disabili, bambini e con coupon scaricabile da www.fieracontemporanea.it.